Pnrr, il nuovo Piano Marshall per cambiare l’Italia
Ma attenzione ad evitare gli errori (Leonardi) e a diffidare dello ‘statocentrismo’ (Venturelli): occorre collaborare con le parti sociali
Non spaventa le categorie il termine di giugno 2026 per la realizzazione degli obiettivi del Pnrr. Certo gli ostacoli sono presenti ma individuabili e per questo gestibili con serenità. Questo quanto è emerso durante l’incontro del Festival dell’Economia di Trento ‘Pnrr: ostacoli, protagonisti e opportunità’ ospitato nella sala conferenze del Dipartimento di Economia, moderato da Manuela Perrone, giornalista Il Sole 24 Ore.
Il Pnrr è una grande occasione per cambiare il metodo in cui funziona la pubblica amministrazione italiana. Ma dobbiamo stare attenti a non fare errori. Questo l’esordio di Marco Leonardi, Università di Milano “La Statale”, che ha messo però in guardia da tre errori da evitare, in primis la discontinuità amministrativa. “Il Pnrr non è un bancomat – ha detto –: non si può cambiare fonte di finanziamento in continuazione. Si può fare, certo, ma con moderazione. Terzo errore da evitare è la revisione, che va gestita con delicatezza e riservatezza. La pubblica amministrazione ha già paura della firma, perché non sente copertura politica. Se tutti pensano che ogni cosa sia in itinere e mai ferma nessuno si assume responsabilità”.
“Lo “statocentrismo” non vince – ha aggiunto Marco Venturelli, segretario generale, Confcooperative –. Il successo del Pnrr passa attraverso la collaborazione con le parti sociali che hanno la capacità di leggere i bisogni del territorio collaborando con la PA attraverso la coprogrammazione e la coprogettazione. Bisogna immaginare come sarà il Paese dopo il Pnrr. Senza dimenticare le aree interne tagliate troppo spesso fuori dalle grandi infrastrutture. Quali saranno i servizi per l’infanzia, i servizi di welfare e soprattutto la loro gestione. Bisogna porsi il problema. Un esempio? Le case di comunità. Realizzeremo nuove strutture ma non abbiamo le figure professionali. Rischiamo di fare caserme senza soldati”.
Oltre la metà delle risorse del Piano sono destinate all’edilizia. Federica Brancaccio, presidente ANCE: “Il Piano deve essere un successo e riteniamo che sia prematuro tirare somme e fare stime. La parte di programmazione e territorializzazione dei fondi ha rispettato il cronoprogramma. È la sfida più affascinante che questa generazione si troverà ad affrontare. Non esiste l’opzione ‘Non lo facciamo’. Pensiamo se sul piano Marshall il nostro Paese avesse tergiversato. È la più grande occasione del secolo non si può perdere”.
Ottimista anche Dario Scannapieco, amministratore delegato CDP, intervenuto in videocollegamento: “Serve un po’ più di serenità. Il Ministro Fitto ha fatto un ottimo lavoro nel cercare di integrare i fabbisogni del Paese con i fondi. Bisogna lavorare senza drammatizzare. Le opere si riusciranno a fare. Il Pnrr è un piano di riforme che consentiranno all’Italia di mettersi stabilmente su una traiettoria migliore e di fare le riforme di cui necessita. La vera sfida è cambiare le procedure”.