Casse Rurali Trentine in assemblea: 12,5 milioni di euro per il territorio
Da una analisi dei bilanci delle 12 Casse rurali trentine emerge uno scenario economico in Trentino meno critico di quanto appare, soprattutto grazie al turismo, e nonostante l’inflazione crescente. Prospettive positive per il 2023. Dopo gli anni del Covid, riprende anche l’attività di beneficienza e sostegno alle associazioni del territorio, con una quota significativa per il settore socio-assistenziale. La densità degli sportelli sul territorio è di 68 ogni 100mila abitanti, doppia rispetto alla media italiana e tripla di quella europea (nonostante le chiusure). Roberto Simoni: “Manteniamo la centralità e la distintività del movimento cooperativo rispetto ad un mondo che tende ad emarginarci”. Claudio Valorz (vicepresidente): “in Trentino il sistema cooperativo è un modello di sviluppo distintivo che va valorizzato in tutte le sue componenti”. Indicati i candidati del settore credito che saranno eletti nel nuovo consiglio della Federazione: Silvio Mucchi, Marco Misconel, Maurizio Maffei ed Enzo Zampiccoli.
Stamani i rappresentanti degli enti del credito cooperativo trentino si sono incontrati a Trento nella sede della Federazione per il consueto convegno annuale in preparazione dell’assemblea generale (quest’anno elettiva) che si terrà il prossimo 8 giugno.
Dall’analisi dei dati di bilancio e dell’attività per il territorio delle Casse Rurali, emerge un quadro macroeconomico meno critico di quanto non sia percepito a livello “emotivo”. Le presenze turistiche del 2022 – che influiscono positivamente sull’economia locale - hanno raggiunto il massimo storico, superando anche il 2019.
Anche la qualità del credito è ai massimi storici (sofferenze all’1,4%, coperte al 98%), per cui le prospettive per il 2023 restano positive, nonostante le molte incognite ancora in gioco, tra cui le conseguenze di un’inflazione che permane elevata.
Anche i dati del primo trimestre 2023 confermano la tendenza: è in recupero la raccolta complessiva, e in particolare quella indiretta, mentre un certo segnale di difficoltà delle famiglie si registra soprattutto nella contrazione dei mutui prima casa, ai minimi da quattro anni a questa parte. Ma non ci sono ancora segnali significativi di peggioramento della qualità del credito.
“Riprendiamoci la centralità del movimento cooperativo – ha affermato nel suo saluto il presidente della Cooperazione Trentina Roberto Simoni – nei confronti di chi ci vorrebbe marginalizzare. La cooperazione, compresa quella di credito, ha contribuito a realizzare una maggiore equità”.
Il vicepresidente Claudio Valorz ha evidenziato il ruolo delle Casse Rurali, “che hanno svolto e svolgono un ruolo strategico, fornendo le risorse per la crescita e lo sviluppo del territorio. Sono convinto che dobbiamo sforzarci di mantenere unito il nostro sistema, per valorizzare le identità e specificità che caratterizzano il nostro modo di fare banca.
La nuova dimensione data dalla Capogruppo ci ha dato vantaggi innegabili. Adesso dobbiamo concentrarci sulle nostre specificità, sul valore delle Casse Rurali a livello locale.
Non possiamo fare l’errore di non partecipare al sostegno e allo sviluppo del sistema trentino cooperativo nel suo complesso, coinvolgendo tutti gli enti che lo compongono”.
2015-2022: una rivoluzione in sette anni
Nel 2015, “anno horribilis” per le banche, le Casse Rurali trentine erano 41, attualmente sono 12, e probabilmente scenderanno ad 11 a breve. Avevano 365 sportelli, ora sono 289, 2.275 dipendenti, ora 2.043. Sono cresciuti i soci: da 127mila del 2015 a 130mila. Sette anni fa le Casse avevano in media 9 sportelli e 3mila soci. Adesso in media hanno 24 sportelli ed 11mila soci.
Pochi numeri descrivono una vera e propria rivoluzione. È cambiato il mondo e sono cambiate anche le Casse Rurali. La tendenza alle fusioni, in atto da molto tempo, ha subito una accelerazione in corrispondenza della riforma legislativa che ha introdotto una capogruppo per le banche di credito cooperativo, in Trentino Cassa Centrale Banca. È cambiata la fisionomia, le dimensioni, la stessa relazione con i soci, che ora sono molti di più.
Le Rurali mantengono quote di mercato rilevanti: sui depositi il 56%, con prevalenza sulle famiglie (63%) rispetto alle imprese (50%) e sui prestiti il 41%, distribuito tra il 57% per le famiglie e 33% per le imprese.
La densità degli sportelli, che significa presidio “fisico” del territorio, rimane elevata, nonostante le chiusure che hanno riguardato per lo più duplicazioni dovute alle fusioni: In Italia la densità media degli sportelli bancari è di 36 sportelli ogni 100mila abitanti, in Europa 22, in Trentino 68,4.
Gli interventi per il territorio
Le Casse Rurali hanno ripreso con forza a sostenere iniziative sul territorio, siano esse di carattere, sportivo, culturale o sociale. Dai 9,4 del 2021, gli investimenti in questo settore sono saliti a 12,5 milioni di euro. Di essi, il 34,6% riguarda gli eventi di sport, tempo libero e aggregazione; il 30,4% le iniziative di promozione del territorio e delle realtà economiche, il 21,5% è riservato alla cultura, attività di formazione e ricerca e il 13,5% al sostegno delle attività di tipo socio-assistenziale.
Tassi in crescita
Il tasso della Banca Centrale Europea è al 3,75%, con probabilità di ulteriori aumenti di qui a fine anno; più alto quello applicato dalla FED (la Banca centrale statunitense), attualmente al 5,25%.
Di conseguenza anche i tassi di interesse praticati dalle banche seguono lo stesso andamento, con una previsione di “stabilizzazione” verso fine anno. Ma non si sono ancora raggiunti i massimi di dieci anni fa.
In questo quadro macroeconomico, le politiche monetarie permangono restrittive, e di conseguenza anche i tassi di mercato per ora restano a livelli relativamente elevati (ma ancora nettamente inferiori a quelli di una dozzina di anni fa).
Dove finiscono gli utili
Il risultato netto delle Casse Rurali trentine mostra una cifra importante che può ingenerare incomprensioni, 120 milioni di euro, risultato per metà dovuto all’aumento dei tassi attivi dei titoli detenuti dalle Casse, e per l’altra metà dalla crescita dei tassi alla clientela.
Nelle Casse Rurali gli utili non premiano gli azionisti, ma per il 90% vanno a riserva indivisibile e concorrono a formare il patrimonio. Il resto è destinato al fondo mutualistico Promocoop (3%) e in beneficienza. Da ricordare che negli anni successivi al 2015, anno in cui le Casse perdevano 116 milioni a causa dei crediti deteriorati anziché guadagnarne, il patrimonio si è molto deteriorato, e ancora non si è completamente ricostituito.
Prestiti e depositi, permane la fiducia nelle Casse rurali
Le Casse Rurali hanno intermediato lo scorso anno 31 miliardi di euro. La raccolta complessiva è stabile a 21,5 miliardi (invariata la diretta e in crescita del 7,6% il risparmio amministrato), tengono, anche se in leggera flessione, i prestiti a 9,7 miliardi (-0,9%). Le Casse hanno il primato della solidità (CET1 medio oltre il 24%), tema questo particolarmente sensibile in questa fase, anche dal punto di vista della tutela dei depositanti.
Il Superbonus 110% ha generato cessioni di credito per 715 milioni di euro ad 11.500 clienti.
L’aumento dei tassi si fa sentire sui nuovi finanziamenti alle famiglie per l’acquisto della prima casa. Nel primo trimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2022 risultano in calo di circa il 10%.
I candidati per il Consiglio della Federazione
L’assemblea ha indicato i quattro candidati di settori spettanti per il consiglio della Federazione, che saranno eletti in assemblea generale il prossimo 8 giugno. Essi sono Silvio Mucchi, presidente della Rurale Val di Non, Rotaliana e Giovo e del Fondo Comune, Marco Misconel, presidente della Cassa Rurale Val di Fiemme (nuovi ingressi), Maurizio Maffei, presidente della Cassa Rurale Vallagarina ed Enzo Zampiccoli, presidente della Cassa Rurale Alto Garda Rovereto (confermati).