28 agosto 2024
agricoltura
Condividi il link su:

Storo, il paese della polenta che coltiva pannocchie tra le montagne: «All'inizio ci ritenevano pazzi»

La storia del borgo industriale trentino divenuto «rurale» all'inizio degli anni Novanta: «L'agricoltura sembrava roba da Terzo Mondo...». Invece ora la farina di mais è «l'oro di Storo»: si usa per biscotti, pizza e gelato

Storo, il paese della polenta che coltiva pannocchie tra le montagne: «All'inizio ci ritenevano pazzi»

«Quando abbiamo iniziato, tutti mi davano del pazzo. Si sa: a Storo sono dei co quadar!». Delle teste quadrate, nell’aspro dialetto della valle. «Era l’inizio degli anni 90: l’agricoltura sembrava roba da Terzo mondo…». Dice così Vigilio Giovanelli — classe 1945, ex contadino, ex operaio, ex bidello, ex politico, ex giornalista, ma soprattutto presidente della Cooperativa Agri 90, la cooperativa locale dedicata al granoturco — accogliendoti nella sede della sua creatura, subito fuori dal paese, tra il ronzio dei macchinari che sgranano pannocchie, insaccano farina e sfornano gallette. La cooperativa nacque tre decenni fa, per la precisione il 27 giugno 1991, data in cui i 36 soci fondatori si riunirono davanti a un notaio nella biblioteca del paese per stilare l’atto costitutivo. E all’epoca, in effetti, al rilancio dell’agricoltura non credeva quasi nessuno. Il mais era stato quasi abbandonato. La produzione aveva toccato i 300 quintali annui, il minimo storico. Troppo faticoso: era molto più comodo vivere con lo stipendio dato dall’ufficio o dalla fabbrica.
Troppo vivo il ricordo di secoli di povertà, che ci si voleva lasciare alle spalle. Sicché, quando i pionieri di Agri 90 mossero i primi passi, furono in molti a storcere il naso. I primi anni furono duri. Il progetto sembrò lì lì per fallire. L’intuizione però era giusta.

Continua a leggere sul Corriere del Trentino
Autore: Jacopo Strapparava - Corriere del Trentino