Medicina di genere: pari ma non uguali
Il convegno, organizzato ieri sera dall’associazione Donne in Cooperazione a Trento, ha messo in luce le differenze rispetto al genere nella prevenzione e cura. Il caso più emblematico, quello delle malattie cardiovascolari.
Quello della medicina di genere è un tema spesso ancora sottovalutato, nonostante rappresenti la sintesi tra diritto alla parità di genere e diritto alla salute. Per approfondire le differenze in tema di prevenzione e cura e l’impatto che queste hanno sulle nostre vite, l’associazione Donne in Cooperazione, in collaborazione con la Federazione Trentina della Cooperazione, la Commissione Dirigenti Cooperatrici di Confcooperative, Mutua CST e Cooperazione Salute, ha organizzato ieri sera a Trento un convegno dal titolo “Pari ma non uguali”.
“Quello della parità, in ambito sanitario ma non solo, è un percorso ancora lungo, che ci vede tutti e tutte impegnate per affrontare problematiche che hanno radici profonde” ha detto Roberto Simoni, presidente della Cooperazione Trentina, aprendo i lavori.
Il tema non è nuovo nell’agenda dell’associazione Donne in cooperazione, che ha iniziato ad affrontarlo alcuni anni fa declinandolo in ambito lavorativo. “È un tema caro alla nostra associazione – ha detto la presidente Nadia Martinelli – per questo da tempo promuoviamo progetti volti a raggiungere una reale equità anche nella cura delle persone”.
L’evento di ieri sera rientra nella rassegna di seminari “RiGeneriamo”, promossa dalla Commissione Dirigenti Cooperatrici di Confcooperative, rappresentata per l’occasione dalla presidente Alessandra Rinaldi, che ha elogiato il lavoro sinergico tra territori e organizzazioni che sta permettendo di portare avanti un importante percorso sul tema, avviato a Roma a inizio anno con un evento dedicato al come garantire l’equità nelle cure di genere. “Questo ci racconta anche delle possibilità e potenzialità del nostro sistema, di come insieme possiamo creare valore comune” ha commentato, evidenziando come il progetto approfondisca un tema che mette al centro le persone.
“Se la cooperazione - ha aggiunto Michele Odorizzi, presidente di Mutua CST e di Cooperazione Salute – smettesse di pensare alle persone, non sarebbe più tale. E questo significa assumere piena responsabilità delle vicende che ci riguardano e quello che stiamo portando avanti con questo progetto va esattamente in questa direzione”.
Ad aprire i lavori è intervento anche l’assessore provinciale alla salute, politiche sociali e cooperazione Mario Tonina. “Sui temi legati al genere e alle generazioni – ha affermato – occorre sensibilità e attenzione anche da chi è chiamato a prendere decisioni politiche, perché possono essere cruciali per garantire una salute più equa e sostenibile nel medio e lungo periodo. Discuterne nella casa della Cooperazione ne rafforza il valore, rimarcando la necessità di un lavoro di squadra tra istituzioni per costruire un sistema sanitario capace di rispondere alle esigenze future mettendo sempre al centro la persona. Come Provincia, stiamo lavorando su prevenzione, cura e formazione, fondamentali per affrontare sfide come l’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite. Nel prossimo bilancio provinciale, dedicheremo risorse a progetti che promuovono sani stili di vita e longevità, che guardano al futuro coinvolgendo soprattutto le nuove generazioni, che sono certo dimostreranno sensibilità e attenzione anche su questi temi”.
Le relazioni che si sono susseguite hanno permesso di inquadrare in modo preciso le mancanze e le ricadute di un approccio che ha origini molto recenti, come ha spiegato, in collegamento online, Silvia De Francia, professoressa associata di Farmacologia del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università di Torino. È del 1991, infatti, il primo articolo che mette in luce le mancanze nella ricerca medica rispetto alla cura delle donne.
La salute di genere non riguarda solo sintomi e trattamenti, ma anche una diversa sensibilità e diversi fattori ambientali e culturali, come ha spiegato Elena Bravi, direttrice dell’Integrazione socio-sanitaria dell’Azienda per i servizi sanitari di Trento. “La medicina di genere – ha precisato Bravi – non è quella delle donne, ma è una medicina rispettosa delle differenze biologiche. È una dimensione trasversale della medicina”.
Emblematico il caso della cardiologia: molte più cure e analisi sono rivolte agli uomini, nonostante le malattie cardiovascolari siano la prima causa di morte delle donne, anche in Italia e in Trentino. Per questo da una decina di anni opera presso l’ospedale di Rovereto un ambulatorio ad hoc, diretto da Maurizio Del Greco, direttore Cardiologia Ospedale di Rovereto, che è intervenuto presentando dati ed esempi di come i problemi cardiaci impattano diversamente su donne e uomini.
Le differenze nelle modalità di prevenzione e cura sono state presentate da un gruppo di studenti e studentesse della 5 ADL del Liceo scientifico Galileo Galilei di Trento, che ha condotto una ricerca sul tema. Alena Ceschi, Caterina Cepollaro, Giulia Grassi, Giacomo Pierrone e Jacopo Pistilli sono quindi saliti sul palco per esporre gli esiti del proprio lavoro ed esortare le persone presenti in sala a proseguire l’impegno per una medicina che tenga conto delle differenze di genere.
L’evento si è concluso con il contributo di Federica Mulana, responsabile Area Gestione mutualistica di Cooperazione Salute, che ha presentato il progetto mutualistico della Cooperazione Trentina volto a offrire un sostegno alla collettività ponendo le persone al centro del proprio operato, attraverso piani sanitari progettati tenendo conto delle diverse esigenze di ogni persona.
“Quello della parità, in ambito sanitario ma non solo, è un percorso ancora lungo, che ci vede tutti e tutte impegnate per affrontare problematiche che hanno radici profonde” ha detto Roberto Simoni, presidente della Cooperazione Trentina, aprendo i lavori.
Il tema non è nuovo nell’agenda dell’associazione Donne in cooperazione, che ha iniziato ad affrontarlo alcuni anni fa declinandolo in ambito lavorativo. “È un tema caro alla nostra associazione – ha detto la presidente Nadia Martinelli – per questo da tempo promuoviamo progetti volti a raggiungere una reale equità anche nella cura delle persone”.
L’evento di ieri sera rientra nella rassegna di seminari “RiGeneriamo”, promossa dalla Commissione Dirigenti Cooperatrici di Confcooperative, rappresentata per l’occasione dalla presidente Alessandra Rinaldi, che ha elogiato il lavoro sinergico tra territori e organizzazioni che sta permettendo di portare avanti un importante percorso sul tema, avviato a Roma a inizio anno con un evento dedicato al come garantire l’equità nelle cure di genere. “Questo ci racconta anche delle possibilità e potenzialità del nostro sistema, di come insieme possiamo creare valore comune” ha commentato, evidenziando come il progetto approfondisca un tema che mette al centro le persone.
“Se la cooperazione - ha aggiunto Michele Odorizzi, presidente di Mutua CST e di Cooperazione Salute – smettesse di pensare alle persone, non sarebbe più tale. E questo significa assumere piena responsabilità delle vicende che ci riguardano e quello che stiamo portando avanti con questo progetto va esattamente in questa direzione”.
Ad aprire i lavori è intervento anche l’assessore provinciale alla salute, politiche sociali e cooperazione Mario Tonina. “Sui temi legati al genere e alle generazioni – ha affermato – occorre sensibilità e attenzione anche da chi è chiamato a prendere decisioni politiche, perché possono essere cruciali per garantire una salute più equa e sostenibile nel medio e lungo periodo. Discuterne nella casa della Cooperazione ne rafforza il valore, rimarcando la necessità di un lavoro di squadra tra istituzioni per costruire un sistema sanitario capace di rispondere alle esigenze future mettendo sempre al centro la persona. Come Provincia, stiamo lavorando su prevenzione, cura e formazione, fondamentali per affrontare sfide come l’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite. Nel prossimo bilancio provinciale, dedicheremo risorse a progetti che promuovono sani stili di vita e longevità, che guardano al futuro coinvolgendo soprattutto le nuove generazioni, che sono certo dimostreranno sensibilità e attenzione anche su questi temi”.
Le relazioni che si sono susseguite hanno permesso di inquadrare in modo preciso le mancanze e le ricadute di un approccio che ha origini molto recenti, come ha spiegato, in collegamento online, Silvia De Francia, professoressa associata di Farmacologia del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università di Torino. È del 1991, infatti, il primo articolo che mette in luce le mancanze nella ricerca medica rispetto alla cura delle donne.
La salute di genere non riguarda solo sintomi e trattamenti, ma anche una diversa sensibilità e diversi fattori ambientali e culturali, come ha spiegato Elena Bravi, direttrice dell’Integrazione socio-sanitaria dell’Azienda per i servizi sanitari di Trento. “La medicina di genere – ha precisato Bravi – non è quella delle donne, ma è una medicina rispettosa delle differenze biologiche. È una dimensione trasversale della medicina”.
Emblematico il caso della cardiologia: molte più cure e analisi sono rivolte agli uomini, nonostante le malattie cardiovascolari siano la prima causa di morte delle donne, anche in Italia e in Trentino. Per questo da una decina di anni opera presso l’ospedale di Rovereto un ambulatorio ad hoc, diretto da Maurizio Del Greco, direttore Cardiologia Ospedale di Rovereto, che è intervenuto presentando dati ed esempi di come i problemi cardiaci impattano diversamente su donne e uomini.
Le differenze nelle modalità di prevenzione e cura sono state presentate da un gruppo di studenti e studentesse della 5 ADL del Liceo scientifico Galileo Galilei di Trento, che ha condotto una ricerca sul tema. Alena Ceschi, Caterina Cepollaro, Giulia Grassi, Giacomo Pierrone e Jacopo Pistilli sono quindi saliti sul palco per esporre gli esiti del proprio lavoro ed esortare le persone presenti in sala a proseguire l’impegno per una medicina che tenga conto delle differenze di genere.
L’evento si è concluso con il contributo di Federica Mulana, responsabile Area Gestione mutualistica di Cooperazione Salute, che ha presentato il progetto mutualistico della Cooperazione Trentina volto a offrire un sostegno alla collettività ponendo le persone al centro del proprio operato, attraverso piani sanitari progettati tenendo conto delle diverse esigenze di ogni persona.
Autore: Redazione