Le proposte alla politica della cooperazione sociale
Condensate in cinque punti, il Consolida ha illustrato stamani ai candidati alle elezioni del 21 ottobre le proprie priorità su welfare e lavoro per il futuro del Trentino.
La presidente Serenella Cipriani: “Chiediamo attenzione e coinvolgimento. Le complesse sfide che ci aspettano non possono accontentarsi di risposte affrettate e approssimative e neppure costruite da pochi a tavolino”
In vista delle elezioni del 21 ottobre, il consorzio Consolida insieme alle 50 cooperative sociali che rappresenta si è impegnato a far conoscere ai candidati le pratiche e le politiche di cura, assistenza, lavoro ed educazione della propria rete presente capillarmente su tutto il territorio provinciale.
Candidati presidente e candidati consiglieri sono stati invitati stamani ad un incontro alla sede di Consolida in via Rienza in cui sono state presentate le proposte della cooperazione sociale su welfare e lavoro per il futuro del Trentino.
La sfida lanciata alla politica stamattina dalla cooperazione sociale è di basare le scelte per il futuro del welfare in provincia di Trento sulla conoscenza, superando i luoghi comuni e ascoltando, invece, i luoghi di comunità che le cooperative sociali abitano quotidianamente rispondendo ai bisogni sociali e di cura delle persone.
“Le complesse sfide che ci aspettano - ha affermato Serenella Cipriani, presidente del consorzio - non possono accontentarsi di risposte affrettate e approssimative e neppure costruite da pochi a tavolino”. Cinque le priorità su welfare e lavoro indicate ai candidati dalla cooperazione sociale illustrate da Francesca Gennai, vicepresidente di Consolida.
Le cinque priorità della cooperazione sociale
Una politica sociale unica. È finito il tempo di etichettare i bisogni per voci di spesa. La visione politica sul sociale si presenta divisa in compartimenti stagni, proprio quando le sfide del domani - coesione, uguaglianza, un giusto lavoro per tutti e l’aspettativa di un futuro possibile per le nuove generazioni - rendono necessario recuperare uno sguardo unico per garantire gli stessi diritti di cittadinanza.
Un welfare equo e sostenibile. Assistenza, cura, educazione, inserimento lavorativo devono avere un pari riconoscimento anche nella assegnazione delle risorse economiche, da indirizzare verso obiettivi strategici e non da disperdere in mille rivoli a basso impatto sociale.
È inoltre necessario riequilibrare il divario in termini di opportunità fra “centro” e “periferia”. La crescita dei bisogni di welfare in Trentino e la contestuale diminuzione delle risorse disponibili chiamano tutti ad ottimizzare l’organizzazione dei servizi, ma anche a trovare nuove fonti.
Il sistema delle cooperative sociali è disposto a investire risorse economiche e farsi promotore anche di azioni importanti di foundraising.
Valorizzazione delle pratiche di inserimento lavorativo per l’emancipazione delle persone svantaggiate. Sono ormai 30 anni che la cooperazione sociale, su stimolo dell’Agenzia del Lavoro, è impegnata con un’azione unica a livello nazionale a sviluppare la propria iniziativa nell’inserimento lavorativo.
Questa collaborazione ha dato vita ad un modello riconosciuto a livello italiano ed europeo come strumento per l’emancipazione di persone svantaggiate.
Negli ultimi anni la relazione con l’Agenzia del Lavoro si è affievolita: alla logica della partnership è subentrato un approccio “a prestazione” che penalizza la dimensione imprenditoriale e le professionalità, oltre a limitare la collaborazione tra cooperative.
In generale si assiste ad un uso indifferenziato dei diversi strumenti di politica del lavoro che non tiene conto delle finalità per i quali sono stati ideati, con un indebolimento della capacità di dare risposte mirate alle persone.
Co-programmazione territoriale e partenariato pubblico-privato. La cooperazione sociale non rivendica politiche di incapsulamento del mercato o non coerenti con la normativa nazionale, ma fra queste e le gare al massimo ribasso la giusta via di mezzo c’è.
La richiesta alla politica è che nella programmazione pubblico-privato preveda la presenza della cooperazione riconoscendola come interlocutore competente nella costruzione delle politiche sul benessere della comunità.
Strumenti normativi e finanziari. Nel 1988 con la legge regionale n. 24 il Trentino ha anticipato il Parlamento nazionale riconoscendo la cooperazione sociale come organizzazione impegnata a garantire l’interesse generale della comunità. Questo ha reso la nostra provincia un laboratorio di innovazione a cui per anni hanno guardato gli altri territori.
Oggi, in un clima in cui la parola d'ordine è ridurre le tasse alle imprese, la riforma nazionale del Terzo Settore rischia di aumentare l’imposizione fiscale per le imprese sociali.
La richiesta rivolta ai candidati è stata quella di impegnarsi a trovare le modalità per consentire alle cooperative sociali, e più in generale alle imprese sociali, di continuare a rispondere alla loro mission.
La revisione della legge regionale da anni annunciata, ma non ancora compiuta, potrebbe essere lo strumento per ritornare ad essere, anche su questo, modello a livello nazionale.
Le risposte dei candidati
Presenti all’incontro alcuni candidati presidenti ed altri da loro delegati. Tra i primi, Paolo Primon di Popoli Liberi, Roberto De Laurentis di Tre, Ugo Rossi del Patt, Giorgio Tonini del centro sinistra, Antonella Valer di Liberi e Uguali.
Molti interventi dei candidati si sono concentrati sui problemi legati alla denatalità, l’invecchiamento e il lavoro.
Da tutti è venuto il riconoscimento del ruolo della cooperazione sociale ed è stata accolta la proposta di co-programmazione delle politiche. Rispetto alla crescita dei bisogni sociali, l’ente pubblico in prospettiva non potrà finanziare tutto, e quindi si pone l’esigenza di aprire spazi alla capacità di soggetti privati come le cooperative sociali per generare risorse sociali ed economiche.
Rispetto al problema dell’invecchiamento, le posizioni sono differenziate: chi punta al co-housing, chi al prolungamento della vita attiva, chi all’aumento di offerta di assistenza e cura con un ruolo più marcato del privato sociale. Sul tema della natalità è diffusa l’idea della introduzione di incentivi, ma c’è anche chi sottolinea l’esigenza di un supporto educativo alle famiglie per prevenire le fragilità.
I numeri della cooperazione sociale del Trentino
Il consorzio Consolida con le sue 51 associate è un sistema di imprese che conta più di 5.500 soci e offre servizi a 18.000 persone su tutto il territorio trentino, coinvolgendo 1.200 volontari e dando lavoro a 4.400 persone, di cui 1.800 in condizioni di fragilità o svantaggio sociale.
Le cooperative sociali - sia di tipo A che di tipo B - sono nate quasi 40 anni fa per rispondere ai bisogni sociali che gli enti pubblici non coglievano o non erano in grado di soddisfare. Sono cresciute nel tempo in dimensioni, presenza sul territorio, tipologie di servizi, professionalità coinvolte. Negli anni hanno dimostrato di essere un modello sostenibile, replicabile, capace di crescere e di portare risultati concreti, migliorando le condizioni di vita delle persone e dei territori in cui operano, rispondendo a bisogni via via più e complessi.
Fonte: comunicato stampa Consolida