Contratto integrativo delle Famiglie Coop, appello ai sindacati: “costi insostenibili, costruiamo insieme una proposta innovativa per i lavoratori”.
Lettera alle organizzazioni sindacali della Federazione. La vicepresidente Dal Sasso: «Il costo aggiuntivo del 9% rispetto al contratto nazionale è improponibile per molte Famiglie Cooperative. Occorre ripartire e costruire qualcosa di innovativo per i nostri collaboratori e collaboratrici e dare loro la possibilità di avere una remunerazione pari al loro lavoro e alla loro buona volontà».
Italo Monfredini (referente relazioni sindacali della Federazione): «Chiediamo una rivisitazione complessiva del contratto integrativo al fine di riconoscere un premio di risultato provinciale variabile, che dipenda cioè dai risultati raggiunti dalla Famiglia Cooperativa cui anche i lavoratori e le lavoratrici contribuiscono con il proprio impegno e operato.
La lettera di oggi definisce i tempi per arrivare a un accordo. Se ciò non fosse praticabile, a partire da luglio non saremmo più in grado di confermare l’integrativo attuale».
Per continuare a mantenere attivo il servizio nei 360 punti vendita capillarmente diffusi in tutto il territorio trentino, il sistema delle Famiglie Cooperative ha la necessità di trovare una formula di contratto integrativo provinciale sostenibile nel tempo e in particolare in questo tempo, caratterizzato dall’exploit dei costi energetici e dell’inflazione che ha conseguenze rilevanti sul bilancio di molte imprese.
Per questo la Delegazione sindacale della Federazione – su decisione unanime del convegno delle Famiglie Cooperative che si è svolto ieri alla Cantina sociale di Trento - ha invitato le organizzazioni sindacali di categoria a tenere conto di questi elementi nella contrattazione per il rinnovo del contratto integrativo – in corso da tempo - auspicando una condivisione sui principi e sulle modalità che tengano conto delle giuste esigenze dei lavoratori e lavoratrici insieme alla sostenibilità delle aziende.
Le Famiglie cooperative sono presenti uniformemente sul territorio con i propri punti vendita di medie e piccole dimensioni, sia nelle zone commercialmente più appetibili, sia soprattutto nelle zone più isolate. Questo è un impegno confermato che viene dalla propria storia di valore e che proseguirà nel tempo, ma solo a patto di garantire la sostenibilità economica.
Se non fosse possibile chiudere positivamente l’accordo sindacale, e solo in questo caso, dal prossimo luglio le Famiglie cooperative saranno costrette a disapplicare il contratto integrativo.
Ciò significa che fino al 30 giugno lavoratori e lavoratrici continueranno a percepire il medesimo plus economico previsto dall’integrativo (oltre alla sanità integrativa e alle formule conciliative) nella speranza che sia un lasso di tempo sufficiente per ridiscutere il contenuto complessivo del contratto e trovare una mediazione, senza arrivare a scadenza e quindi alla sua disapplicazione.
Per incentivare le parti sindacali a mettersi al tavolo, la Delegazione della Cooperazione Trentina ha anche deciso di eliminare le due deroghe al contratto nazionale inserite attraverso la contrattazione provinciale, concedendo cioè 60 ore di permesso (e non più le 32 concordate nell’integrativo) e riavviando il conteggio degli scatti di anzianità (sospesi nell’integrativo).
«I costi aggiuntivi del 9% rispetto al contratto nazionale per noi sono insostenibili – dichiara la vicepresidente della Federazione (e presidente di Famiglia cooperativa) Paola Dal Sasso - anche perché la nostra concorrenza applica un contratto molto più vantaggioso. Desideriamo con determinazione continuare a tenere aperti i piccoli negozi dove nessun privato avrebbe convenienza a gestire. Ma responsabilmente dobbiamo porci il tema dei costi sotto ogni forma, non escluso quello del personale, specie se sono più elevati della concorrenza.
Sono però altrettanto convinta che da questo si possa ripartire e costruire qualcosa di innovativo per i nostri collaboratori e dare loro la possibilità di avere una remunerazione pari al loro lavoro e alla loro buona volontà. Con i sindacati troveremo una giusta quadra per portare a casa la soddisfazione di tutti».
«Siamo costretti a chiedere una rivisitazione complessiva del contratto integrativo che vada nella direzione di riconoscere un premio di risultato provinciale variabile, che dipenda cioè dai risultati raggiunti dalla Famiglia Cooperativa cui anche i lavoratori e le lavoratrici contribuiscono con il proprio impegno e operato», commenta Italo Monfredini, vicepresidente vicario della Federazione e referente per le relazioni sindacali.
«Ricordiamo – prosegue Monfredini - che l’aumento di stipendio collegato all’andamento dell’inflazione sarà coperto e garantito dalla contrattazione nazionale in corso, che tra l’altro prevede già in aprile un’anticipazione in busta paga di un importo di 30 euro. I ragionamenti sull’integrativo provinciale, dunque, dovranno per forza partire da una necessaria sostenibilità generale delle Famiglie Cooperative, che sosterranno già un significativo incremento dei costi fissi aziendali derivante dalle nuove tabelle salariali individuate a livello nazionale».
«La nostra speranza – aggiunge Dal Sasso – è che come successe nel 2015, con la disdetta del contratto integrativo delle Casse Rurali, anche in questa occasione questa decisione che sappiamo essere forte e incisiva, porti all’introduzione di elementi innovativi di forte impatto, come fu allora a puro titolo di esempio nel mondo del credito la nascita del Focc, il Fondo occupazione credito cooperativo, che ha consentito di lavorare sulla riorganizzazione complessiva delle aziende e sulla ristrutturazione dei costi, a beneficio sia del personale sia degli istituti di credito».