Anziani, nel 2050 un italiano su dieci non sarà autosufficiente
Alleanza Cooperative: “Dobbiamo farci trovare preparati e potenziare filiere preposte all’assistenza”
“Già oggi sono 2 milioni gli anziani che si trovano in condizioni di isolamento. Nel 2050, secondo le proiezioni dell’Istat, su una popolazione di 54,4 milioni di persone 1 italiano su 10 non sarà autosufficiente. È indispensabile farci trovare preparati e potenziare con tempestività le filiere preposte all’assistenza in chiave di integrazione multidisciplinare ed intersettoriale”.
Così l’Alleanza delle Cooperative Italiane, attraverso le federazioni Confcooperative Federsolidarietà, Confcooperative Sanità, Legacoop Sociali, AGCI Impresa Sociale nel corso dell’audizione al Senato sullo schema di decreto legislativo sulle politiche in favore delle persone anziane.
“La Legge 33/2023 ha avuto un merito fondamentale di tradurre in un atto normativo l'approccio olistico necessario allo sviluppo delle politiche di assistenza per gli anziani ed in particolare per quelli non autosufficienti. Ora è essenziale che i ministeri competenti varino i provvedimenti attuativi con tempestività in un confronto continuativo e costruttivo con tutti gli attori coinvolti, in particolare con le rappresentanze della cooperazione e del Terzo Settore. Da oltre tre decenni in Italia la cooperazione sociale, in particolare nei servizi sociali, sociosanitari e sanitari, gioca un ruolo chiave nel collegare l'amministrazione pubblica con i cittadini, garantendo servizi di welfare ed assistendo quotidianamente nei diversi presidi sul territorio persone fragili e vulnerabili, inclusi gli anziani”, prosegue l’Alleanza.
Tanti gli ambiti in cui la cooperazione sociale può dare un contributo fondamentale come nel caso della prevenzione, della telemedicina, della farmacia dei servizi e soprattutto della gestione delle filiere integrate sociali e sanitarie chiamate alla presa in carico dell’anziano non autosufficiente.
Sul tema dell’accreditamento delle strutture sociosanitarie l’Alleanza chiede che si punti sulla qualità delle prestazioni da erogare. Tra i correttivi da apportare all’impianto normativo, secondo la cooperazione, c’è quella di trovare forme evolute per sviluppare la continuità tra sociale e sanitario, tra ospedale e territorio, mettendo al centro il progetto personalizzato di vita e di autonomia delle persone. Resta fondamentale inoltre dare risposte alla cronica carenza di personale ampliando le competenze dell’operatore sociosanitario con formazione complementare in assistenza sociosanitaria, così da supportare al meglio le figure professionali preposte all’assistenza. Così come diviene fondamentale incrementare i fondi a disposizione, anche al fine di valorizzare la qualità dei servizi ed il lavoro sociale.