Vivai Cooperativi Padergnone: Tra Tradizione e Futuro
I “Vivai Cooperativi Padergnone” sono nati nel 1955, con la volontà di far convergere il lavoro di tanti piccoli produttori. Settant’anni dopo, sono una realtà forte e consolidata, che opera sia sul territorio che all’estero.
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Una grande realtà cooperativa
Fiore all’occhiello per quanto riguarda la coltivazione e la vendita di barbatelle da vite, abbiamo chiesto al direttore, Fabio Comai, di raccontarci di più su questa grande realtà cooperativa.
«La produzione di una barbatella è un processo lungo e complesso. Il ciclo produttivo dura un anno, e da sempre ci differenziamo per i metodi accurati, le procedure e l’attenzione che i nostri soci mettono in ogni fase della produzione. L’impegno che mettiamo in tutto questo, ci ha permesso di arrivare a produrre, nelle ultime annate, 10 milioni di innesti.
«Ogni socio si dedica alla produzione, specialmente alle fasi che richiedono più cura: l’innesto e la forzatura, che viene effettuata rispettivamente nei laboratori e nelle serre, e deve essere seguita con scrupolosa attenzione. Il viaggio delle future barbatelle prosegue poi con la messa dimora in un terreno sabbioso, che permetta la corretta rotazione delle aree coltivate a vivaio, rendendo ideale la crescita e la sanità. Dopo essere state estirpate e cernite, a fine stagione, le barbatelle vengono confezionate e conferite al vivaio, dove si procede a conservazione, confezionamento e spedizioni e collaboratori o clienti finali».
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La vendita interessa sia il territorio nazionale che l’estero.
«Abbiamo stabilito dei rapporti commerciali consolidati con sette Paesi Europei, ma abbiamo soddisfatto richieste di clienti da tutto il mondo: dalla Russia, al Nord Africa al Sud America. Le qualità più richieste in Italia in questo momento sono senz’altro le barbatelle per la produzione di prosecco e vini bianchi, ma vengono richiesti anche i rossi, nei Paesi dell’est Europa.
«La nostra realtà non è meramente produttiva, ma investe molto anche nella ricerca. La crisi climatica ci impone di pensare a modelli di coltivazione sempre più sostenibili, ecco perché il nostro obiettivo sul lungo termine, è quello di realizzare delle barbatelle che non necessitino di trattamenti chimici».
La cooperativa è certificata per la produzione biologica, i cui fiori all’occhiello sono lo Chardonnay e il Pinot Nero, ma su richiesta anticipata è in grado di produrre la maggior parte delle varietà.
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Un approccio innovativo
Molto interesse in questo periodo è rivolto alle barbatelle “Piwi”.
«Sono una varietà frutto di anni di studio, sperimentazione, ed incroci con varietà resistenti in modo da rendere queste barbatelle tolleranti alle malattie funginee, riducendo notevolmente l’utilizzo degli agrofarmaci e gli interventi fitosanitari necessari a mantenere il vitigno in salute, e quindi in grando di produrre vino di qualità. La ricerca di nuove varietà sempre più resistenti è un processo lungo, ma sicuramente uno dei nostri obiettivi.
Buoni propositi per il futuro
Investire nella ricerca è fondamentale per ottenere prodotti di eccellenza, e lo facciamo sia sul territorio regionale, collaborando con il Consorzio Civit (Consorzio Innovazione Vite), formato da Avit (Associazione Vivaisti Viticoli Trentini) e Fondazione Mach; sia a livello nazionale, in quanto soci del Consorzio Ampelos, tramite il quale abbiamo istituito convenzioni con le università di Ancona, Bologna e Padova».