Le cooperative contro le molestie
In partenza una campagna di sensibilizzazione, prevenzione e contrasto delle molestie sui luoghi di lavoro chiamata ‘Abusi d’ufficio’. In Trentino il problema riguarda l’8,6% delle donne tra i 15 e i 65 anni.
I messaggi saranno veicolati in Federazione, nei punti vendita delle Famiglie Cooperative, negli sportelli delle Casse Rurali e nei luoghi di lavoro delle cooperative trentine.
Ha come protagonista la Cooperazione Trentina, insieme all’Università di Trento e alla Provincia Autonoma la prima iniziativa trentina di sensibilizzazione contro le molestie nei luoghi di lavoro. Sono loro, infatti, i primi soggetti ad essersi impegnati direttamente e concretamente per far fronte a questo problema, sollevato e seguito dall’associazione Donne in Cooperazione, che interessa in Trentino l’8,6% delle donne tra i 15 e i 65 anni.
“Questa campagna di sensibilizzazione contribuisce ad alimentare un processo di crescita culturale di cui la nostra società civile ha molto bisogno – ha detto Marina Mattarei, presidente della Federazione Trentina della Cooperazione –. Come Cooperazione sentiamo la responsabilità di diffondere questa sensibilità e attenzione. Il rispetto per i collaboratori è fondamentale in una cooperativa”.
“Il cambiamento culturale serve e va portato avanti con iniziative come questa – ha aggiunto Nadia Martinelli, presidente dell’Associazione Donne in Cooperazione –. Abbiamo cercato di coinvolgere più partner per creare un fronte unitario su questo tema”.
“Abbiamo cercato di portare avanti una azione di consapevolezza forte – ha spiegato Simonetta Fedrizzi, responsabile del progetto per la Federazione – sia rispetto alle vittime di questi comportamenti sia rispetto alle imprese, affinché rendano chiara la propria policy aziendale sugli abusi. Attraverso la formazione abbiamo anche fornito ai responsabili delle risorse umane una ‘cassetta degli attrezzi’ per riconoscere questi comportamenti e per riuscire a gestirli correttamente”.
“Le molestie sono un fenomeno diffuso e pervasivo – ha detto Barbara Poggio, Prorettrice alle Politiche di equità e diversità dell’Università di Trento –. Abbiamo imparato a conoscerlo meglio con lo scandalo del ‘me too’ anche se in un ambito lavorativo lontano, e vediamo che è un fenomeno variegato sia per chi lo esercita, sia per la formula usata. Eppure ha un costo ‘aziendale’ molto alto, quindi stupisce che si sia studiato così poco su questo. I fattori che favoriscono le molestie sono il background socio-culturale del territorio dove risiede l’impresa, la presenza di una netta predominanza di un sesso, i contesti molto gerarchici”.
Gli strumenti: formazione e informazione
Il primo strumento finora utilizzato per affrontare questo problema è stato la formazione: sono infatti una cinquantina i direttori e responsabili delle risorse umane di cooperative che hanno partecipato ai due laboratori dal titolo ‘Come riconoscere, gestire, contrastare e prevenire le diverse espressioni di disagio, molestie, mobbing e violenze in ambito lavorativo’, ricavandone consigli ed informazioni giuridiche, organizzative, individuali e di team su come potersi comportare soprattutto in un’ottica di prevenzione. L’iniziativa ha sollevato anche l’interesse nazionale, tanto che tra i partecipanti c’è stata una delegazione della Commissione dirigenti cooperatrici di Confcooperative.
Terminata la fase formativa, ora spazio alla sensibilizzazione, con questa campagna ideata e realizzata dall'illustratrice Stefania Spanò in arte Anarkikka, che stigmatizza sui tre pericoli che si corrono in ambito lavorativo: la molestia, il ricatto e il silenzio di chi vede e non fa nulla. Secondo l’Istat sono 1 milione e 404 mila le donne che hanno subito molestie sessuali sul lavoro, considerato che è molestia ogni contatto fisico, gesto o apprezzamento indesiderato a sfondo sessuale che offende la dignità di chi lo subisce. Un altro milione e 173 mila donne sono invece state vittime di ricatti sessuali per ottenere un lavoro, mantenerlo o per poter progredire nella carriera.
Un ambito ulteriore di attenzione di questa campagna riguarda l’ambiente aziendale, cioè tutta quella serie di persone che vedono o percepiscono l’abuso nei confronti di una collega ma non parlano. L’80,9% delle vittime non ne parla, quindi chi sta loro intorno ha il dovere di collaborare per stigmatizzare e mettere al bando i comportamenti errati. Perché un ambiente di lavoro ostile e umiliante compromette l’integrità finisca delle persone oltre che il clima aziendale”.
L’obiettivo è quello di stimolare le cooperative ad avviare al loro interno dei percorsi di informazione e soprattutto prevenzione, dando suggerimenti su come affrontare il problema e riferimenti a cui rivolgersi. Perché questa campagna, oltre a sensibilizzare deve anche prevenire e contrastare, offrendo supporto nel trovare le soluzioni più opportune.
“Questa campagna presenta un linguaggio grafico rispettoso e chiaro – ha aggiunto Emanuele Corn, Consigliere di Parità nel Lavoro – ed è una rarità rispetto alle campagne sulla violenza sulle donne. Punta anche sul ruolo giocato dagli ‘altri’, cioè dai colleghi che vedono, intuiscono, ma non fanno nulla. Serve per dire che ci vuole solidarietà tra colleghi, perché se non si fermano i comportamenti molesti tutti possono diventarne vittime”.
Le tre immagini che costituiscono la campagna di prevenzione saranno diffuse oltre che in Federazione nei punti vendita, sportelli e luoghi di lavoro delle cooperative, nonché sul web e sui social del movimento. Sensibilizzeranno ma daranno anche riferimenti concreti ai quali rivolgersi a chi vive queste situazioni, come gli sportelli contro le molestie della Cgil (sportello.molestie@cgil.tn.it – 348 1302608), della Cisl (sportello.molestie@cisltn.it 0461 215105), della Uil (sportello.molestie@uiltn.it 0461 376192) e alla Consigliera di parità nel lavoro (consigliera.parita@provincia.tn.it 0461 493134).
“Lo sportello delle sigle sindacali per le molestie è attivo da circa un anno – ha spiegato Milena Sega della Cisl parlando in rappresentanza anche di Giovanna Weber della Cigl e di Annalisa Santin della Uil – ma ci sono state poche segnalazioni: qualche telefonata e nessun accesso diretto. Questo dà la misura della paura delle vittime, in primis di perdere il posto di lavoro e della difficoltà di esporsi, anche in considerazione delle forti difficoltà della Magistratura ad essere tempestiva e determinante, come si vede anche nei casi di femminicidio”.